La Divina Commedia

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Dante per tutte le occasioni

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  1. Un'esclamazione di aiuto disperato che si potrebbe adattare alle occasione nelle quali l'improvviso arrivo di uno sconosciuto ci è tanto di sollievo che saremmo ugualmente contenti se fosse un fantasma. In una situazione simile diremmo: "Venite ad aiutarmi, chiunque voi siate, un fantasma o un uomo vero!" Miserere di me,
    qual che tu sii, od ombra od omo certo!.
    (Inferno Canto I, 65-66)


  2. Gruppo di amici in montagna. Ci si prepara alla salita della vetta, quando improvvisamente uno degli amici dice di voler tornare a casa perché si è ricordato che deve consegnare un lavoro importante il giorno successivo. Allora un amico gli dice: "Perché ritorni per fare una cosa così noiosa? Perché non scali questo piacevole monte che è il motivo del nostro stare insieme così allegramente?" Ma tu perché ritorni a tanta noia?
    perché non sali il dilettoso monte
    ch’è principio e cagion di tutta gioia?
    (Inferno Canto I, 76-78)


  3. Due amici stanno parlando in confidenza, ed uno di essi è in preda ad una grossa crisi morale perché ha appena assunto la direzione della ditta del padre recentemente scomparso, proprio nel momento in cui una crisi finanziaria sta minando le basi dell'azienda. Tutti gli indicatori economici e le previsioni di mercato indicano che è necessaria una ristrutturazione totale dell'industria, con nuovi investimenti massicci per il rilancio e la riconversione del settore. Deve prendere delle decisioni che implicano miliardi d'investimenti rischiosi o la bancarotta. Lui, che è cresciuto sempre nell'ombra del padre manager, non si sente all'altezza e sta pensando di mollare tutto, svendere e andare a vivere in un altro paese. L'amico crede invece che lui abbia la capacità di gestire la situazione e vuole rincuorarlo dicendogli: "Se ho ben capito quello che hai detto, mi sembra che ti vuoi comportare da vigliacco. Molte volte la vigliaccheria distoglie l'uomo dalle grandi imprese, come la bestia nell'oscurità torna indietro quando non vede bene di fronte ad essa". S’i’ ho ben la parola tua intesa,
    (......)
    l’anima tua è da viltade offesa;
    la qual molte fïate l’omo ingombra
    sì che d’onrata impresa lo rivolve,
    come falso veder bestia quand’ ombra
    (Inferno Canto II, 43-48)


  4. Una madre è disperata perché suo figlio si droga e vive in strada. Cerca allora un suo vecchio compagno di scuola, con cui un tempo suo figlio era molto amico, e che invece è riuscito a terminare gli studi ed è diventato un bravo avvocato. Dopo avergli raccontato la situazione disperata in cui si trova il figlio, gli dice: "Va ora e trova le parole giuste e altri modi che possano giovargli e aiutalo, così che io possa essere consolata". Or movi, e con la tua parola ornata
    e con ciò c’ha mestieri al suo campare,
    l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata.
    (Inferno, II, 67-69)


  5. Vari anni erano già trascorsi dal loro matrimonio e la loro relazione si era fatta solida e profonda. Entrambi si sentivano sicuri del loro amore reciproco, anche se le parole che un tempo frequentemente lo confermavano si erano fatte con gli anni più rare e vagamente monotone. Lei si rendeva conto dell'importanza di mantenere alta la passione e decise un bel giorno di proporre iniziative che mantenessero la loro vita sessuale attiva e soddisfacente. Aveva motivo di sospettare che anche lui aveva qualcosa da dire sull'argomento e così un bel giorno in cui le condizione erano favorevoli si decise di affrontare il discorso. "Caro, è qualche giorno che ho un pensierino per la testa...che ne dici di fare un'uscita birichina e di andare a un club privé per vedere che aria tira da quelle parti? Tutto sommato, possiamo solamente andare a vedere, non ci sono obblighi di nessun tipo, e se ci va è un'occasione per fare qualcosa di diverso...tanto io lo so che alla fine non c'è amante migliore di te al mondo...e che lo stesso vale per te, vero?" Lui fece finta di essere sorpreso ma in cuor suo fu felice che lei avesse preso l'iniziativa di essere la prima a proporre la novità. Le rispose subito guardandola fissa negli occhi: "Sono così contento della tua proposta che se anche andassimo in questo istante, sarebbe per me già tardi. Non devi far altro che confidarmi i tuoi desideri". Tanto m’aggrada il tuo comandamento,
    che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;
    più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.
    (Inferno, II, 79-81)


  6. In un ufficio delle Nazioni Unite un funzionario fa domanda per un posto di vice capo, per il solo motivo che ha grande rapporto di fiducia contraccambiata con il capo ed ha piacere di lavorare sotto di lui. Poco dopo aver inoltrato la domanda, viene a sapere che il posto per cui ha fatto domanda ha cambiato funzioni in seguito ad una ristrutturazione dell'ufficio. Crede di non avere le competenze adatte per le nuove funzioni e decide di rinunciare al posto inviando un messaggio al capo in cui annuncia la sua decisione. Ma il capo viene a trovarlo nel suo ufficio e gli spiega in dettaglio e con grande entusiasmo come prevede di utilizzare le sue competenze e gli assicura che la nuova operazione sarà un grande successo e il suo contributo è essenziale. Il funzionario non si aspettava questa manifestazione di fiducia e dopo aver riflettuto qualche istante gli dice: "Con le tue parole mi hai convinto a seguirti con grande desiderio e per questo sono ritornato al mio primo proposito di lavorare per te. Andiamo avanti, abbiamo lo stesso obiettivo: tu sei la mia guida, il mio capo e il mio maestro". Tu m’hai con disiderio il cor disposto
    sì al venir con le parole tue,
    ch’i’ son tornato nel primo proposto.
    Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
    tu duca, tu segnore e tu maestro.
    (Inferno, II, 136-140)


  7. La vecchia fabbrica di tessuti era in perdita da ormai vari anni e le previsioni di mercato non erano favorevoli a causa della produzione cinese che imponeva costi troppo competitivi. Il presidente della ditta, rappresentante delle varie famiglie che possedevano la proprietà, aveva in mente un piano di ristrutturazione che prevedeva la riconversione del business dalla produzione diretta di prodotti alla chiusura della produzione, il licenziamento di tutti gli operai e l'inserimento della ditta nel mercato immobiliare, creando un centro commerciale e affittando lo spazio ricavato. Era una mossa disperata e rischiosa: oltre ai prestiti di capitale da richiedere alle banche era necessario licenziare tutte le famiglie di operai che aveva lavorato per generazioni per la ditta di famiglia. Questo era l'ostacolo più difficile da superare perché contrario alla cultura tradizionale del paese di rapporto famigliare tra le ditte e i loro operai. Il presidente era però determinato ad andare avanti, nonostante le resistenze indirette e passive che riceveva da altri membri della famiglia. Un giorno pensò di discutere il suo piano industriale con la sua figlia più grande, pensando che la nuova generazione dovesse in futuro gestire la ditta di famiglia, e vedere che tipo di approccio e mentalità applicasse al problema del momento. La figlia era già più o meno al corrente della situazione e dopo una breve discussione si espresse senza mezzi termini a suo favore dicendo: "Ora è necessario lasciar da parte ogni paura, ogni timore deve necessariamente finire qui." Qui si convien lasciare ogne sospetto;
    ogne viltà convien che qui sia morta.
    (Inferno, III, 14-15)


  8. L'associazione culturale si era spaccata cinque anni fa per una lite interna sulla posizione da prendere sul conflitto in corso. Le situazione si era fatta irreconciliabile nel momento in cui il presidente e il segretario generale avevano preso due posizioni diverse, attraendo intorno a loro in maniera quasi uguale tutti i soci. Il presidente aveva la proprietà legale del simbolo dunque il segretario generale decise di scindersi e creare una nuova associazione che rispecchiasse il gruppo che rappresentava. Io ero un socio fondatore dell'associazione ed ero stato fin dall'inizio un forte sostenitore del presidente. Mi fu dunque offerto di diventare segretario generale, cosa che accettai con piacere. Gli anni passarono intensamente, durante i quali le due associazioni si fecero una feroce competizione. Un giorno il presidente mi chiese di andare ad una loro assemblea generale per vedere da vicino come stavano andando e raccogliere delle informazioni sui loro programmi. Mi feci una tessera da socio con un falso nome ed andai camuffato con barba e occhiali finti. Mi tenni lontano dai vecchi soci che avrebbero potuto riconoscermi e mi sedetti in una delle file di fondo. Rimasi tutto il giorno e parlai con molto soci giovani che mi diedero molte informazioni, non solo sui programmi ma anche sulle vicende interne dell'associazione e vari pettegolezzi sui dirigenti. Ero dunque soddisfatto della mia missione in incognito e decisi che avrei fatto un rapporto dettagliato al presidente appena possibile. Il giorno dopo era stata convocata una riunione dirigenziale ristretta in vista di certe scadenze finanziarie da discutere. L'agenda della riunione era molto piena ed importante. Nonostante ciò il presidente mi chiese di raccontare qualcosa ed io, dopo aver assicurato che stavo facendo un rapporto dettagliato al riguardo, dissi: "Non posso raccontarvi di tutti perché non abbiamo tempo adesso e le mie parole sarebbero insufficienti per tutti i fatti che dovrei dirvi." Io non posso ritrar di tutti a pieno,
    però che sì mi caccia il lungo tema,
    che molte volte al fatto il dir vien meno.
    (Inferno, IV, 145-147)


  9. Si è appena conclusa una riunione del dipartimento di matematica, durante il quale l'iracondo Dr. K ha fortemente criticato l'amministrazione dell'università che ha messo il veto all'assunzione dei due candidati scelti dal dipartimento, ed ha invece ingiunto di votare su due altri candidati scelti da loro. Il direttore del dipartimento non ha potuto fare altro che comunicare la volontà dell'amministrazione e si è svolta la votazione, risultata nella scelta di un candidato che è particolarmente spiacente a Dr. K. Ora il direttore si è diretto verso la porta per andare a riferire i risultati all'amministrazione. Ma Dr. K, che e' ancora furibondo, continua a protestare a voce alta e si mette di fronte alla porta cercando di continuare la discussione sulla procedura. Allora interviene Dr. J che gli dice: "Perché strilli? Fallo passare. L'amministrazione vuole fare così e possono fare come pare a loro. È inutile continuare a discutere" [...] Perché pur gride?
    Non impedir lo suo fatale andare:
    vuolsi così colà dove si puote
    ciò che si vuole, e più non dimandare
    (Inferno, V, 21-24)


  10. Gli scontri tra fazioni rivali erano in corso da ormai un anno nella mia città, da cui me ne andai in esilio all'inizio dei disordini, in protesta di fronte a tanto fanatismo e ignoranza. Il flusso dei rifugiati aumentava e spesso ci trovavamo ad accogliere nuovi arrivati che ci davano le ultime notizie. Pochi giorni fa, arrivò una persona che aveva avuto un ruolo importante nei primi mesi del conflitto cercando di mediare e proporre delle alternative pacifiche, ma poi era stato emarginato ed ora fuggiva dopo aver ricevuto delle minacce dirette alla sua incolumità. Ci raccontò a lungo della situazione, aveva una conoscenza dettagliata del problema in corso ed era considerato un personaggio di primo piano nella comunità. Alla fine del suo racconto, si accasciò mostrando tutto il suo disappunto e dolore per il corso che gli eventi avevano preso. Io gli dissi: "La tua pena ci pesa al punto che ci fa venire voglia di piangere, ma dicci: hai un'idea di come andrà a finire questa città così divisa?"
    [...] il tuo affanno
    mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ’nvita;
    ma dimmi, se tu sai, a che verranno
    li cittadin de la città partita;
    (Inferno, VI, 58-61)


  11. A volte la folla dei grandi concerti o delle piazze di movida sembra essere una mare in movimento, pronto a traboccare oppure a ballare. In questo caso, si potrebbe commentare: "Questa folla sembra il mare dello stretto di Messina dove le onde contrapposte si scontrano, sarebbe bello che la gente si mettesse a ballare." "Come fa l’onda là sovra Cariddi,
    che si frange con quella in cui s’intoppa,
    così convien che qui la gente riddi.
    (Inferno, VII, 22-24)


  12. Supponi essere in una discussione con un gruppo di persone, e stanno tutti dicendo grandi stupidaggini su un argomento che invece tu sai molto bene. Potresti dire: "Ma che stupidaggini state a dire tutti quanti. Certo che siete proprio un gran mucchio di ignoranti. Ora state a sentire me, che vi dico come stanno le cose." [...] Oh creature sciocche,
    Quanta ignoranza e' quella che v'offende!
    Or vo' che tu mia sentenza ne 'mbocche".
    (Inferno, VII, 70-72)


  13. Ad una conferenza di fisica un professore spiega l'origine del mondo ma usa un linguaggio difficile e formule complicate. Nel pubblico c'è gente che rumoreggia perché non capisce immediatamente e non ha la pazienza di applicarsi e cercare di capire. Potresti dire: "O voi che avete la capacità di comprendere, apprezzate la scienza che si nasconde sotto le formule difficili." O voi ch’avete li ’ntelletti sani,
    mirate la dottrina che s’asconde
    sotto ’l velame de li versi strani.
    (Inferno, IX, 58-60)


  14. Ci sono molte situazioni in cui, soprattutto d'inverno, si entra in luoghi affollati chiusi dove l'aria non circola e si nota immediatamente un odore di aria chiusa, che può diventare puzza se il luogo è sporco. In questi casi, anche istintivamente si tende ad entrare lentamente, per cui si potrebbe dire: "Entriamo lentamente per abituarci a quest'aria pesante, che poi ci si abitua". Lo nostro scender conviene esser tardo,
    sì che s’ausi un poco in prima il senso
    al tristo fiato; e poi no i fia riguardo
    (Inferno, XI, 10-12)


  15. "Chi ha tempo non perda tempo" è un proverbio famoso che illustra il valore del tempo nella saggezza popolare. Ugualmente, quando qualcuno ci fa aspettare inutilmente per una sua mancanza ci si sente indispettiti e ci si innervosisce al pensiero del tempo perso, allora ci viene da dire: "Trova almeno qualche cosa da dire o da fare cosicché questo tempo che sprechiamo non sia completamente perduto". Alcun compenso», .... «trova che ’l tempo non passi perduto». "
    (Inferno, XI, 13-15)


  16. Una persona (forse un bravo insegnante) ha appena finito di spiegarti una cosa che non capivi e te l'ha fatta capire proprio bene. Sei così contento della spiegazione che gli dici, "Riesci proprio a chiarire tutto! Le tue spiegazioni mi piacciono così tanto che avere un dubbio e chiedere a te mi piace tanto quanto sapere le cose." "O sol che sani ogni vista turbata!
    Tu mi contenti si' quando tu solvi,
    che, non men che saver, dubbiar m'aggrata"
    (Inferno, XI, 91-93)


  17. A letto con una bella ragazza, senti che questa volta lui non funziona come dovrebbe e ci sono segni che la ragazza se ne stia accorgendo e per questo tende a non impegnarsi nei preliminari. Eppure era molto tempo che aspettavi questa occasione e sei ben deciso di andare avanti perché senti che è necessario farlo. Ad un certo punto la ragazza ti lancia una sguardo interrogativo come per dire: "Mi sa che è morto, forse è meglio lasciar perdere". Al che tu rispondi con sicurezza: "E' vivo e vegeto, ma anche un po' trascurato per cui ci conviene provare subito a metterlo dentro, perché è necessario per noi farti contenta e non solamente pensare al mio piacere". ......Ben è vivo, e sì soletto
    mostrar li mi convien la valle buia;
    necessità ’l ci ’nduce, e non diletto
    (Inferno, XII, 85-87)


  18. Un uomo politico potente e arrogante è stato trovato colpevole e condannato a svariati anni di galera. Dopo aver ascoltato il giudice leggere la sua sentenza, l'uomo erutta in una iraconda tirata in cui insulta il giudice e dichiara che qualunque sia la sentenza che gli è inflitta, nessuno potrà dire di averlo sconfitto perché lui è il legittimo rappresentante del popolo e solo il popolo lo può giudicare. Il giudice vuole dirgli: "Il fatto che continui a rimanere così superbo non fa altro che aumentare la tua punizione. Nessun tormento sarebbe più efficace della tua stessa rabbia per punirti delle tue sfuriate colleriche." [...] in ciò che non s’ammorza
    la tua superbia, se’ tu più punito;
    nullo martiro, fuor che la tua rabbia,
    sarebbe al tuo furor dolor compito.
    (Inferno Canto XIV, 63-66.)


  19. Una persona che sfida la fortuna in una qualsiasi attività rischiosa, dal gioco allo sport estremo, si sentirà molte volte dire di stare attento perché la fortuna non è sempre favorevole. Al che lui risponderà che molte volte gli è stato ripetuto questo allarme ma che lui è indifferente alla sorte che la fortuna gli vorrà attribuire e che questa faccia il suo lavoro come il contadino lavora con la sua zappa. Non è nuova a li orecchi miei tal arra:
    però giri Fortuna la sua rota
    come le piace, e ’l villan la sua marra
    (Inferno Canto XV, 94-96.)


  20. Un palazzo brucia e tutti cercano di scappare. Da lontano si sentono le sirene dei pompieri che arrivano. Nonostante il fuoco che avanza pericolosamente, una persona si attarda per cercare di recuperare delle cose e, rimproverato dagli altri che lo inducono a non attardarsi, risponde che i pompieri si dovrebbero spicciare ed arrivare con più fretta. Un'altra persona gli fa notare che visto il fuoco che lo circonda sempre di più andare di fretta è una cosa che conviene più a lui che a loro. E se non fosse il foco che saetta
    la natura del loco, i’ dicerei
    che meglio stesse a te che a lor la fretta
    (Inferno Canto XVI, 16-18.)


  21. Mio suocero mi aveva portato a pescare ma dopo più di un'ora sulla barca, cercando il luogo adatto, non avevamo ancora preso niente. A un certo punto ho intravisto una curva del canale in lontananza dove mi ricordavo che qualche settimana prima avevamo preso parecchi pesci, e volevo dirgli: "Secondo me se andiamo lì...". Però proprio in quel momento il suo telefono ha suonato e non ho potuto neanche cominciare a parlare. Poi è stato a parlare al telefono e quando ha finito eravamo arrivati proprio alla curva che avevo in mente. Appena smesso di parlare al telefono, e dopo aver lanciato la lenza mentre stava ancora parlando, ha preso un grosso pesce, e subito ha detto "Ecco! abbiamo trovato il posto giusto!". Io gli ho detto "Stavo proprio per dirti di venire qui, ma la telefonata me l'ha impedito". Lui mi ha guardato, poi ha detto, "OK ti voglio credere, però tieni presente che mi capita spesso che gente che porto a pescare mi dice che sapeva dove stavano i pesci solo dopo che cominciamo a prenderli, e io gli dico che o dovrebbero dirmelo prima che cominciamo a prenderli, o non dovrebbero dire niente...Bisognerebbe sempre rimanere zitti quando una cosa vera che si dice sembra proprio una bugia, perché ci fa apparire bugiardi anche se non lo siamo". Sempre a quel ver c’ha faccia di menzogna
    de’ l’uom chiuder le labbra fin ch’el puote,
    però che sanza colpa fa vergogna;
    (Inferno Canto XVI, 124-126.)


  22. Lo duca disse: «Or convien che si torca la nostra via un poco insino a quella bestia malvagia che colà si corca» (Inferno Canto XVII, 28-30)

  23. Una terzina di facile impiego per descrivere qualsiasi situazione di scontro fisico in cui una parte è nettamente superiore e mette in fuga l'avversario. Un commentatore potrebbe dire: "Come gli facevano alzare i calcagni alle prime sberle. Nessuno rimaneva ad aspettare di prenderle più di quelle che aveva già preso". Ahi come facean lor levar le berze
    a le prime percosse! già nessuno
    le seconde aspettava né le terze.
    (Inferno Canto XVIII, 37-39)


  24. Il mio compagno di viaggio era di gran lunga più esperto di me, non solo perché era un viaggiatore inveterato, mentre per me si trattava del primo viaggio all'estero; ma anche perché aveva una specie di sesto senso che gli faceva capire al volo quello che a me sarebbe piaciuto fare. Mi ero già accorto che spesso mi faceva domande retoriche, nel senso che chiaramente già sapeva quale sarebbe stata la mia risposta, ma non voleva darmi l'impressione che decideva tutto lui. Mentre passavano di fronte ad un ristorante indiano, e eravamo già in ritardo per arrivare al nostro albergo per la cena, si fermò e mi chiese se volevo cenare lì. Sapeva benissimo che a me piace molto la cucina indiana, e che avevo fame. Quindi gli dissi: "A me va benissimo, se va bene a te; tu sei la mia guida qui e io ti seguo, e inoltre mi sembra che sai sempre bene quello che mi piace fare anche se rimango zitto." Tanto m’è bel, quanto a te piace:
    tu se’ segnore, e sai ch’i’ non mi parto
    dal tuo volere, e sai quel che si tace
    (Inferno Canto XIX, 37-39)


  25. La tranquilla passeggiata in riva al mare sulla spiaggia si era trasformata in una pericolosa avventura. Appena avevo visto apparire quegli scogli che interrompevano il passaggio, avevo deciso di arrampicarmi e cercare di arrivare all'altro lato dove continuava la spiaggia. Il maestro che faceva da scorta a me insieme a svariati compagni di classe si era subito allarmato e mi aveva detto: "Stai attento! quegli scogli sono molto sdrucciolevoli, ti puoi fare male!" Ma non aveva neanche finito di parlare che io stavo già arrampicandomi con le mani e con i piedi su per un grosso macigno pieno di alghe bagnate e scivolose. Poi in un istante persi l'equilibrio mentre cercavo di fare un salto e cascai sbattendo le ginocchia contro un duro e tagliente scoglio.
    Naturalmente mi misi subito a piangere, appoggiato al bordo dello scoglio, e il maestro mi disse: "Però anche tu sei proprio sciocco..." Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi
    del duro scoglio, sì che la mia scorta
    mi disse: «Ancor se’ tu de li altri sciocchi?
    (Inferno Canto XX, 25-27)


  26. E ’l duca mio a me: «O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto quatto, sicuramente omai a me ti riedi». (Inferno Canto XXI, 88-90)