La Divina Commedia



VDA Home
InfernoIIIIIIIVVVI VIIVIIIIXXXIXII XIIIXIVXVXVIXVII
XVIII XIXXXXXIXXIIXXIIIXXIV XXVXXVIXXVIIXXVIIIXXIXXXX XXXIXXXIIXXXIIIXXXIV

PurgatorioIIIIIIIVVVI VIIVIIIIXXXIXII XIIIXIVXVXVIXVII
XVIII XIXXXXXIXXIIXXIIIXXIV XXVXXVIXXVIIXXVIIIXXIXXXX XXXIXXXIIXXXIII

ParadisoIIIIIIIVVVI VIIVIIIIXXXIXII XIIIXIVXVXVIXVII
XVIII XIXXXXXIXXIIXXIIIXXIV XXVXXVIXXVIIXXVIIIXXIXXXX XXXIXXXIIXXXIII


Links
weebly Questo è un sito molto completo e dettagliato, con parafrasi letterale verso per verso, e anche narrativa completa in prosa che non omette nessun dettaglio. Ci sono anche svariati commenti.
Project Gutenberg - Inferno
Project Gutenberg - Purgatorio
Project Gutenberg - Paradiso Questo è il Project Gutenberg, che trovo il migliore per poter estrarre facilmente il testo di Dante in formato puro text.
Mediasoft Questo sito è quello meglio organizzato da un punto di vista di navigazione, con i versi numerati e note cliccabili. È quello che uso come riferimento principale.
Manoscritto XIV secolo Questo è un pdf file (226MB) di un manoscritto del 14mo secolo fatto da un amico e ammiratore di Dante.
Numerologia Questo è più che altro per curiosità, non l'ho usato granché.
Princeton Dante project Questo sito è una miniera di risorse, pieno di commenti e fonti storiche attraverso i secoli.
Società Dantesca Italiana Questo ancora non l'ho esplorato granché ma è senz'altro notevole per i links a svariati manoscritti. È qui che ho trovato il manoscritto del 14mo secolo attribuito a Menghino Mezzani.
La Divina Commedia in HD Questo sito è utile per le belle immagini e per la versione in prosa dei canti che facilita la comprensione del testo. Il sito è molto eterogeneo con contributi anche non specifici alla Divina Commedia.
Mappa dell'inferno Dantesco
Mappa del Purgatorio


Dante per tutte le occasioni

Purgatorio

Canto XVIII

Furio legge Dante




1-6 Il sommo insegnante aveva terminato il suo ragionamento, e mi guardava attentamente per vedere se apparivo soddisfatto; e io, che avevo desiderio di saperne di più, non dicevo niente, ma dentro di me pensavo: "Forse il mio eccessivo domandare gli dà fastidio".
7-9 Ma quel padre maestro di verità, che si accorse della mia timidezza per la quale rimanevo silenzioso, mi sollecitò ad essere più ardito e a parlare.
10-12 Per cui io dissi: "Maestro, la mia comprensione è così illuminata dalle tue spiegazioni che io capisco benissimo ciò che il tuo ragionamento distingua o analizzi.
13-15 Però ti prego, dolce e caro padre, che tu mi illustri cosa sia l'amore a cui tu riconduci ogni virtù e ogni vizio."
16-18 Disse: "Rivolgi il tuo sguardo penetrante verso di me, e ti sarà chiaro l'errore di coloro che sono ciechi ma si atteggiano a fare da guida.
19-21 L'anima umana, che è creata con naturale predisposizione all'amore, è attratta da qualunque cosa che procura piacere, non appena ha sentore del piacere in questione.
22-27 La vostra facoltà conoscitiva prende l'immagine dell'oggetto dalla realtà, e la sviluppa dentro l'animo, che così si rivolge verso essa; e se, una volta rivolto ad essa, l'animo ci si sente attratto, questa attrazione è amore, è l'amore naturale che, mediante il piacere, si manifesta in voi per la prima volta.
28-33 Poi, come il fuoco si muove verso l'alto, a causa della sua essenza che tende naturalmente a salire dove, essendo nel suo stesso elemento, dura più a lungo, così l'animo preso dall'amore entra nel desiderio della cosa amata, che è un moto spirituale, e mai non sosta, fintanto che la cosa amata lo fa gioire.
34-39 Ora puoi capire quanto sia lontano dalla verità la gente che crede che l'amore sia sempre una cosa lodevole, forse perché appare sempre come una cosa buona; ma anche se la cera è buona non tutti i segni che ci si possono fare sopra sono buoni.
40-45 Le tue parole e il mio sforzo di comprenderle, risposi io, mi hanno fatto capire cosa sia l'amore, ma ciò mi ha reso ancor più curioso; perché se l'amore ci viene da uno stimolo esterno e l'anima è attratta ad esso con moto naturale, allora se opera bene o male non è sua responsabilità.
46-48 E lui mi rispose: Io posso dirti quanto può qui capire la ragione umana; per andare oltre rivolgiti a Beatrice, perché è cosa che riguarda la fede.
49-54 Ogni anima, che è distinta dal corpo ma anche ad esso unita fisicamente, ha in sé una specifica disposizione che si fa sentire solo quando opera e si manifesta solamente nei suoi effetti visibili, come la vitalità della pianta si manifesta attraverso le sue verdi foglie.
55-60 Perciò l'uomo non sa da dove provenga questa conoscenza delle nozioni primordiali, e questo istinto naturale ad amare il primo bene, che sono in voi così come è l'istinto dell'ape a fare il miele, e questa innata tendenza non può essere ragione di merito né di colpa.
61-63 Ora, affinché a questa innata tendenza al bene si conformino anche tutte le altre voglie, è innata in voi anche la virtù della ragione che consiglia, e deve vigilare sull'assenso da dare alle proprie azioni.
64-66 Questo è il principio per cui la ragione fa nascere in noi il merito, a secondo di come accogliamo o scartiamo gli amori buoni e cattivi.
67-69 Coloro che ragionarono fino in fondo su queste questioni si accorsero di questa libertà innata e perciò lasciarono il concetto di moralità al mondo.
70-72 Per cui, ammettendo anche che ogni amore sorga in voi naturalmente, voi avete sempre la facoltà di tenerlo o scartarlo.
73-75 Beatrice chiama questa nobile virtù il libero arbitrio, e guarda bene di ricordartelo se te ne parlerà.
76-81 La luna, che aveva tardato a sorgere fin quasi a mezzanotte, faceva apparire le stelle più fioche, ed era convessa come il fondo di un secchio di rame tutto scintillante; e saliva da occidente facendo il cammino che il sole infiamma quando uno che sta a Roma lo vede tramontare tra la Sardegna e la Corsica.
82-87 E quello spirito gentile per cui Pietola viene nominata più che ogni altra città del Mantovano, aveva rimosso il peso del dubbio con cui mi ero gravato la mente; per cui io, che avevo raccolto idee chiare e coerenti su quelle questioni, stavo come un uomo che vaneggia per il sonno.
88-90 Ma questa sonnolenza mi fu improvvisamente levata da una schiera di anime che correva dietro le nostre spalle.
91-96 E come il fiume Ismeno, insieme all'Asopo, vide correre lungo di sè di notte una folla furiosa, quando i Tebani avevano bisogno di Bacco, nello stesso modo, secondo ciò che io vidi venire, quel girone è percorso a grandi falcate dal passo di coloro che sono spronati da buona volontà e giusto amore.
97-102 In breve furono presso di noi, perché quella grande folla si muoveva correndo; e due di fronte gridavano piangendo: "Maria corse con fretta alla montagna; e Cesare, per sottomettere Lerida, prima attaccò Marsiglia, e poi corse in Spagna".
103-105 Quelli che stavano indietro gridavano: "Presto, presto, non perdiamo tempo per scarsità di amore, facciamo rinverdire la grazia con l'impegno a fare bene".
106-111 "O gente in cui, forse, il presente acuto fervore compensa la negligenza e l'indugio da voi messo, per tiepido amore, nel fare bene, costui che vive, e io certo non vi mento, vuole salire appena il sole tornerà a risplendere; dunque diteci dove è il passaggio più vicino".
112-114 Queste furono le parole del mio duca; e una di quelle anime disse: "vieni dietro a noi, e troverai il varco.
115-117 Noi siamo così pieni di voglia di muoverci che non possiamo stare fermni; dunque perdonaci se consideri scortesia ciò che siamo giustamente costretti a fare.
118-120 Io fui abate di San Zeno a Verona durante il regno del buon Barbarossa, di cui Milano si ricorda ancora con dolore.
121-126 E c'é un tale, che sta morendo, che presto pagherà per l'offesa recata a quel monastero, e si rammaricherà di averci esercitato potere, perché ha posto lì suo figlio, malformato nel corpo, vizioso nella mente, e bastardo, invece del suo legittimo abate.
127-129 Io non so se disse qualcos'altro o no, perché era già passato molto più avanti di noi, ma questo è quello che sentii, e che mi piacque ricordare.
129-132 E colui che mi soccoreva sempre quando c'era bisogno disse: "Girati di qua, e guarda due anime venire, combattendo contro l'accidia".
133-135 Dietro a noi, tutti dicevano: "La gente a cui si aprì il mare morì prima che il Giordano potesse vedere i suoi eredi.
136-138 E la gente che non volle sopportare di seguire il figlio di Anchise nella sua impresa si condannò ad una vita senza gloria".
139-145 Poi, quendo quelle anime furono così lontane da noi che non si potevano più vedere, io ebbi un nuovo pensiero, dal quale altri diversi pensieri nacquero; e vaneggiai così tanto da uno all'altro che chiusi gli occhi a causa di quel vagare della mente, e i miei pensieri si trasformarono in sogno.

Posto avea fine al suo ragionamento Il sommo insegnante aveva terminato il suo ragionamento, e mi guardava attentamente per vedere se apparivo soddisfatto; e io, che avevo desiderio di saperne di più, non dicevo niente, ma dentro di me pensavo: "Forse il mio eccessivo domandare gli dà fastidio".
l’alto dottore, e attento guardava
ne la mia vista s’io parea contento;

e io, cui nova sete ancor frugava,
di fuor tacea, e dentro dicea: ‘Forse
lo troppo dimandar ch’io fo li grava’.

Ma quel padre verace, che s’accorse Ma quel padre maestro di verità, che si accorse della mia timidezza per la quale rimanevo silenzioso, mi sollecitò ad essere più ardito e a parlare.
del timido voler che non s’apriva,
parlando, di parlare ardir mi porse.

Ond’ io: «Maestro, il mio veder s’avviva Per cui io dissi: "Maestro, la mia comprensione è così illuminata dalle tue spiegazioni che io capisco benissimo quello che il tuo ragionamento distingua o analizzi.
sì nel tuo lume, ch’io discerno chiaro
quanto la tua ragion parta o descriva.

Però ti prego, dolce padre caro, Però ti prego, dolce e caro padre, che tu mi illustri cosa sia l'amore a cui riduci sia ogni virtù che ogni vizio."
che mi dimostri amore, a cui reduci
ogne buono operare e ’l suo contraro».

«Drizza», disse, «ver’ me l’agute luci Disse: "Rivolgi il tuo sguardo penetrante verso di me, e ti sarà chiaro l'errore di coloro che sono ciechi ma si atteggiano a fare da guida.
de lo ’ntelletto, e fieti manifesto
l’error de’ ciechi che si fanno duci.

L’animo, ch’è creato ad amar presto, L'anima umana, che è creata con naturale predisposizione all'amore, è attratta da qualunque cosa che procura piacere, non appena ha sentore del piacere in questione.
ad ogne cosa è mobile che piace,
tosto che dal piacere in atto è desto.

Vostra apprensiva da esser verace La vostra facoltà conoscitiva prende l'immagine dell'oggetto dalla realtà, e la sviluppa dentro l'animo, che così si rivolge verso essa; e se, una volta rivolto ad essa, l'animo ci si sente attratto, questa attrazione è amore, è l'amore naturale che, mediante il piacere, si manifesta in voi per la prima volta.
tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
sì che l’animo ad essa volger face;

e se, rivolto, inver’ di lei si piega,
quel piegare è amor, quell’ è natura
che per piacer di novo in voi si lega.

Poi, come ’l foco movesi in altura Poi, come il fuoco si muove verso l'alto, a causa della sua essenza che tende naturalmente a salire dove, essendo nel suo stesso elemento, dura più a lungo, così l'animo preso dall'amore entra nel desiderio della cosa amata, che è un moto spirituale, e mai non sosta, fintanto che la cosa amata lo fa gioire.
per la sua forma ch’è nata a salire
là dove più in sua matera dura,

così l’animo preso entra in disire,
ch’è moto spiritale, e mai non posa
fin che la cosa amata il fa gioire.

Or ti puote apparer quant’ è nascosa Ora puoi capire quanto sia lontano dalla verità la gente che crede che l'amore sia sempre una cosa lodevole, forse perché appare sempre come una cosa buona; ma anche se la cera è buona non tutti i segni che ci si possono fare sopra sono buoni.
la veritate a la gente ch’avvera
ciascun amore in sé laudabil cosa;

però che forse appar la sua matera
sempre esser buona, ma non ciascun segno
è buono, ancor che buona sia la cera».

«Le tue parole e ’l mio seguace ingegno», Le tue parole e il mio sforzo di comprenderle, risposi io, mi hanno fatto capire cosa sia l'amore, ma ciò mi ha reso ancor più curioso; perché se l'amore ci viene da uno stimolo esterno e l'anima è attratta ad esso con moto naturale, allora se opera bene o male non è sua responsabilità.
rispuos’ io lui, «m’hanno amor discoverto,
ma ciò m’ha fatto di dubbiar più pregno;

ché, s’amore è di fuori a noi offerto
e l’anima non va con altro piede,
se dritta o torta va, non è suo merto».

Ed elli a me: «Quanto ragion qui vede, E lui mi rispose: Io posso dirti quanto può qui capire la ragione umana; per andare oltre rivolgiti a Beatrice, perché è cosa che riguarda la fede.
dir ti poss’ io; da indi in là t’aspetta
pur a Beatrice, ch’è opra di fede.

Ogne forma sustanzïal, che setta Ogni anima, che è distinta dal corpo ma anche ad esso unita fisicamente, ha in sé una specifica disposizione che si fa sentire solo quando opera e si manifesta solamente nei suoi effetti visibili, come la vitalità della pianta si manifesta attraverso le sue verdi foglie.
è da matera ed è con lei unita,
specifica vertute ha in sé colletta,

la qual sanza operar non è sentita,
né si dimostra mai che per effetto,
come per verdi fronde in pianta vita.

Però, là onde vegna lo ’ntelletto Perciò l'uomo non sa da dove provenga questa conoscenza delle nozioni primordiali, e questo istinto naturale ad amare il primo bene, che sono in voi così come è l'istinto dell'ape a fare il miele, e questa innata tendenza non può essere ragione di merito né di colpa.
de le prime notizie, omo non sape,
e de’ primi appetibili l’affetto,

che sono in voi sì come studio in ape
di far lo mele; e questa prima voglia
merto di lode o di biasmo non cape.

Or perché a questa ogn’ altra si raccoglia, Ora, affinché a questa innata tendenza al bene si conformino anche tutte le altre voglie, è innata in voi anche la virtù della ragione che consiglia, e deve vigilare sull'assenso da dare alle proprie azioni.
innata v’è la virtù che consiglia,
e de l’assenso de’ tener la soglia.

Quest’ è ’l principio là onde si piglia Questo è il principio per cui la ragione fa nascere in noi il merito, a secondo di come accogliamo o scartiamo gli amori buoni e cattivi.
ragion di meritare in voi, secondo
che buoni e rei amori accoglie e viglia.

Color che ragionando andaro al fondo, Coloro che ragionarono fino in fondo su queste questioni si accorsero di questa libertà innata e perciò lasciarono il concetto di moralità al mondo.
s’accorser d’esta innata libertate;
però moralità lasciaro al mondo.

Onde, poniam che di necessitate Per cui, ammettendo anche che ogni amore sorga in voi naturalmente, voi avete sempre la facoltà di tenerlo o scartarlo.
surga ogne amor che dentro a voi s’accende,
di ritenerlo è in voi la podestate.

La nobile virtù Beatrice intende Beatrice chiama questa nobile virtù il libero arbitrio, e guarda bene di ricordartelo se te ne parlerà.
per lo libero arbitrio, e però guarda
che l’abbi a mente, s’a parlar ten prende».

La luna, quasi a mezza notte tarda, La luna, che aveva tardato a sorgere fin quasi a mezzanotte, faceva apparire le stelle più fioche, ed era convessa come il fondo di un secchio di rame tutto scintillante; e saliva da occidente facendo il cammino che il sole infiamma quando uno che sta a Roma lo vede tramontare tra la Sardegna e la Corsica.
facea le stelle a noi parer più rade,
fatta com’ un secchion che tuttor arda;

e correa contro ’l ciel per quelle strade
che ’l sole infiamma allor che quel da Roma
tra ’ Sardi e ’ Corsi il vede quando cade.

E quell’ ombra gentil per cui si noma E quello spirito gentile per cui Pietola viene nominata più che ogni altra città del Mantovano, aveva rimosso il peso del dubbio con cui mi ero gravato la mente; per cui io, che avevo raccolto idee chiare e coerenti su quelle questioni, stavo come un uomo che vaneggia per il sonno.
Pietola più che villa mantoana,
del mio carcar diposta avea la soma;

per ch’io, che la ragione aperta e piana
sovra le mie quistioni avea ricolta,
stava com’ om che sonnolento vana.

Ma questa sonnolenza mi fu tolta Ma questa sonnolenza mi fu improvvisamente levata da una schiera di anime che correva dietro le nostre spalle.
subitamente da gente che dopo
le nostre spalle a noi era già volta.

E quale Ismeno già vide e Asopo E come il fiume Ismeno, insieme all'Asopo, vide correre lungo di sè di notte una folla furiosa, quando i Tebani avevano bisogno di Bacco, nello stesso modo, secondo ciò che io vidi venire, quel girone è percorso a grandi falcate dal passo di coloro che sono spronati da buona volontà e giusto amore.
lungo di sè di notte furia e calca,
pur che i Teban di Bacco avesser uopo,

cotal per quel giron suo passo falca,
per quel ch’io vidi di color, venendo,
cui buon volere e giusto amor cavalca.

Tosto fur sovr’ a noi, perché correndo In breve furono presso di noi, perché quella grande folla si muoveva correndo; e due di fronte gridavano piangendo: "Maria corse con fretta alla montagna; e Cesare, per sottomettere Lerida, prima attaccò Marsiglia, e poi corse in Spagna".
si movea tutta quella turba magna;
e due dinanzi gridavan piangendo:

«Maria corse con fretta a la montagna;
e Cesare, per soggiogare Ilerda,
punse Marsilia e poi corse in Ispagna».

«Ratto, ratto, che ’l tempo non si perda Quelli che stavano indietro gridavano: "Presto, presto, non perdiamo tempo per scarsità di amore, facciamo rinverdire la grazia con l'impegno a fare bene".
per poco amor», gridavan li altri appresso,
«che studio di ben far grazia rinverda».

«O gente in cui fervore aguto adesso "O gente in cui, forse, il presente acuto fervore compensa la negligenza e l'indugio da voi messo, per tiepido amore, nel fare bene, costui che vive, e io certo non vi mento, vuole salire appena il sole tornerà a risplendere; dunque diteci dove è il passaggio più vicino".
ricompie forse negligenza e indugio
da voi per tepidezza in ben far messo,

questi che vive, e certo i’ non vi bugio,
vuole andar sù, pur che ’l sol ne riluca;
però ne dite ond’ è presso il pertugio».

Parole furon queste del mio duca; Queste furono le parole del mio duca; e una di quelle anime disse: "vieni dietro a noi, e troverai il varco.
e un di quelli spirti disse: «Vieni
di retro a noi, e troverai la buca.

Noi siam di voglia a muoverci sì pieni, Noi siamo così pieni di voglia di muoverci che non possiamo stare fermni; dunque perdonaci se consideri scortesia ciò che siamo giustamente costretti a fare.
che restar non potem; però perdona,
se villania nostra giustizia tieni.

Io fui abate in San Zeno a Verona Io fui abate di San Zeno a Verona durante il regno del buon Barbarossa, di cui Milano si ricorda ancora con dolore.
sotto lo ’mperio del buon Barbarossa,
di cui dolente ancor Milan ragiona.

E tale ha già l’un piè dentro la fossa, E c'é un tale, che sta morendo, che presto pagherà per l'offesa recata a quel monastero, e si rammaricherà di averci esercitato potere, perché ha posto lì suo figlio, malformato nel corpo, vizioso nella mente, e bastardo, invece del suo legittimo abate.
che tosto piangerà quel monastero,
e tristo fia d’avere avuta possa;

perché suo figlio, mal del corpo intero,
e de la mente peggio, e che mal nacque,
ha posto in loco di suo pastor vero».

Io non so se più disse o s’ei si tacque, Io non so se disse qualcos'altro o no, perché era già passato molto più avanti di noi, ma questo è quello che sentii, e che mi piacque ricordare.
tant’ era già di là da noi trascorso;
ma questo intesi, e ritener mi piacque.

E quei che m’era ad ogne uopo soccorso E colui che mi soccoreva sempre quando c'era bisogno disse: "Girati di qua, e guarda due anime venire, combattendo contro l'accidia".
disse: «Volgiti qua: vedine due
venir dando a l’accidïa di morso».

Di retro a tutti dicean: «Prima fue Dietro a noi, tutti dicevano: "La gente a cui si aprì il mare morì prima che il Giordano potesse vedere i suoi eredi.
morta la gente a cui il mar s’aperse,
che vedesse Iordan le rede sue.

E quella che l’affanno non sofferse E la gente che non volle sopportare di seguire il figlio di Anchise nella sua impresa si condannò ad una vita senza gloria".
fino a la fine col figlio d’Anchise,
sé stessa a vita sanza gloria offerse».

Poi quando fuor da noi tanto divise Poi, quendo quelle anime furono così lontane da noi che non si potevano più vedere, io ebbi un nuovo pensiero, dal quale altri diversi pensieri nacquero; e vaneggiai così tanto da uno all'altro che chiusi gli occhi a causa di quel vagare della mente, e i miei pensieri si trasformarono in sogno.
quell’ ombre, che veder più non potiersi,
novo pensiero dentro a me si mise,

del qual più altri nacquero e diversi;
e tanto d’uno in altro vaneggiai,
che li occhi per vaghezza ricopersi,

e ’l pensamento in sogno trasmutai.

Usa lo spazio qui sotto per lasciare commenti ai versi di Dante. La mia intenzione è di incoraggiare la lettura di Dante e la formulazione di commenti e osservazioni che ti vengono in mente leggendolo. Senz'altro mi interessano anche commenti in genere, in risposta alle mie note, o al website in genere. Nel lasciare commenti, suggerisco di citare il numero del verso (o versi) su cui si vuole commentare.


Commento:
Nome: